Quando ero ragazzino, d’estate, lassù nelle Frazioni non raggiunte dalla strada carrozzabile, né dalla corrente elettrica e dunque in mancanza di TV ma anche di transistor a pile (così si chiamavano le radioline portatili), era difficile prevedere il tempo. Non solo per i prossimi giorni ma persino per il giorno corrente. Niente giornali, niente TG, niente giornali radio.
Ma c’era il buon Gian d’la Piana che sapeva scrutare il cielo. La giornata, in particolare nella stagione della fienagione, dipendeva dal sole o dalla pioggia.
Così, commentando il tempo (oggi diremmo la “situazione meteorologica”) Gian d’la Piana mi insegnò a leggere nelle nuvole e nelle “nebbie” (che sarebbero le nuvole basse, quelle che – dopo la pioggia – nascono d’improvviso dal torrente e salgono velocemente lungo i versanti, verso le cime).
Ricordo che, sul versante di Rossa che guarda a pieno sud, se entro mezzogiorno si formavano nuvole alte, provenienti da ovest (da Boccioleto), allora entro sera il cielo poteva anche coprirsi del tutto e il temporale era assicurato.
Per me era affascinante che Gian d’la Piana potesse, guardandosi soltanto intorno, capire che tempo avrebbe fatto! Crescendo ho poi compreso che, d’estate, in montagna le nuvole si formano logicamente partendo dai monti innevati. Che in Valsesia vuol dire dal Monte Rosa.
Poi Gian d’la Piana passò ai proverbi. Eccone uno:
“Quant al nebbii i van vers Fubel, mat via a ranza e tol cià u rastel.
Quant i van vers a Val Granda, mat via u rastel e tol cià a ranza.”
1° traduzione per tutti:
“Quando le nebbie vanno verso Fobello, ritira la falce e prendi in fretta il rastrello.
Quando vanno verso la Val Grande, ritira il rastrello e prendi in fretta la falce.”
2° traduzioni per tutti, ma proprio per tutti:
Se le nuvole arrivano da sud e vanno verso verso nord, non tagliare il fieno ma ritira quello già falciato, perché sta per piovere. E viceversa: se le nuvole vanno da nord a sud, lascia pure il fieno tagliato sul prato e vai avanti a tagliarne altro: non pioverà.
La semplicità dei ragionamenti e l’ingenuità delle conclusioni può far sorridere. Ma devo dire che, ormai adulto, in occasione di un’escursione nelle vicinanze del Monte Rosa con dei conoscenti (miei conoscenti, ma non “conoscenti” di quei sani principi) quelle nozioni mi furono utili. In breve: salimmo per dormire in un rifugio ben oltre i 2000 m, in una serata nuvolosa. Nella notte si scatenò un temporale ma, al mattino, il cielo era “sereno dopo la tempesta”. Di lì a poco arrivarono nuvole provenienti dal Monte Rosa e io dissi alla compagnia che la mia intenzione era quella di scendere rapidamente a valle. Fui deriso: “ma con questo cielo, vuoi rinunciare?” Io ero insistente. Ma anche loro. Alla fine dissi “va bene proseguo con voi e vi prometto che non vi rinfaccerò niente ma, secondo me, prima di sera ci prenderemo delle belle lavate”. La compagnia – me compreso – proseguì. Dopo circa un’ora, su un nevaio, la nebbia ci imprigionò. Grazie agli “ometti ” (piccole costruzioni di pietre), riuscimmo ad individuare un colletto che ci permise di scendere nella valle successiva. Come temuto si aprirono le cataratte. Acqua in abbondanza, tuoni e fulmini. Non mi arrabbiai con nessuno perché l’avevo promesso, ma ero molto arrabbiato con me stesso. Finalmente arrivammo in un alpeggio e la storia ricominciò: cielo improvvisamente terso, nuvolette veloci che si rincorrevano. Fui ancora facile profeta: dissi che io non mi sarei fermato per uno spuntino perché ormai le prospettive erano evidenti. Che di lì a poco ci saremmo ripresi un altro risciacquo. Nessuno si oppose e – alla gran velocità – zitti, zitti, tutti si incolonnarono sul sentiero e poi sulla mulattiera che ci portò ad Alagna. Nelle vicinanze trovammo rifugio in un fienile. Ma quant’ acqua quel giorno!
Troppe persone affrontano la montagna senza un pensiero in più. Oggi basta forse guardare il cellulare per aver indicazioni abbastanza attendibili sulle previsioni del tempo, ma spesso è meglio cercare di leggere nel cielo.
Caro il mio Gian d’la Piana!Quand j’étais ado, en été, là-haut dans les hameaux sans la route, sans électricité et sans télé ni radio, c’était bien difficile de prévoir la météo. Pas seulement pour les prochains jours mais aussi pour la journée meme.
Mais il y avait le bon Gian d’la Piana qui savait lire dans le ciel. La journée, en particulier pour les foins, dépendait du soleil ou de la pluie.
C’est ainsi qu’avec ses commentaires sur le temps (aujourd’hui on dirait sur la “météo”) , Gian d’la Piana m’a appris à lire dans les nuages et dans les “brouillards” (c’est à dire les nuages bas, ceux qui, après l’orage naissent imprévus et montent rapides du torrent vers les cimes).
Je me souviens que, sur le versant de Rossa qui regarde en plein sud, si avant midi il y vait des nuages sur les hauteurs coté ouest (Boccioleto) alors avant la soirée le ciel pouvait se couvrir entièrement et l’orage éatit assuré.
Pour moi c’était fascinant que Gian d’la Piana puisse, en regardant seulement autour de soi, comprendre quel temps il aurait fait! J’ai grandi et puis j’ai compris qu’en été, en montagne les nuages se forment evidemment en partant des montagnes plus enneigées. Ce qui, en Valsesia, signifie du Mont Rose.
Et puis Gian d’la Piana m’a appris des proverbes. En voici un:
“Quant al nebbii i van vers Fubel, mat via a ranza e tol cià u rastel.
Quant i van vers a Val Granda, mat via u rastel e tol cià a ranza.”
1° traduction pour tous:
“Quand les brouillards vont vers Fobello, range ta faucille et prends tout de suite le rateau.
Quand ils vont vers la Val Grande’, range le rateau et prends tiout de suite la faucille.”
2° traduction pour tour, mais vraimentr pour tous:
Si les nuages arrivent du sud e vont vers le nord, ne fauches pas ton foin mais rentre celui que tu as déjà fauché patrce qu’il va pleuvoir. Et viceversa: si les nuages vont di nord au sud tu peux laisser ton foin fauché sur le pré et continue à faucher: il ne pleuvra pas.
La simplicité du raisonnement et l’ingenuité des conclusions peut faire sourire: masi je dois ajouter que – déjà adulte – j’ai eu l’occasion d’une excursion du coté du Mont Rose avec des amis qui ne connaissaient pas ces pricipes élementaires.
Bref: nous étions monter pour ciucher dans un refuge à plus de 2000 m, par une soirée nuageuse. Dans la nuit il y eut un orange violent. Mais le lendemain le ciel était tout bleu. D’ici peu des nuages rapides arrivèrent du Mont Rose et j’ai alors pensé de renoncer à continuer l’excursion et de redescendre rapidement à Alagna. Mes copains insistaient en disant que la journée aurait été splendide et que ces petits nuages se seraient bien vite dissous! A’ la fin, pour leur faire plaisir je suis reparti avec eux après avoir promis que si le temps se serait mis au pire je ne me serais pas faché. Après une heure de marche sur la neige, nous étions emprionnés par le brouillard. Dieu merci des “ometti ” (petites constructions en pierre) nous permettaient de comprendre la direction à suivre. Jusqu’à un petit col qui nous permis de redescendre dans la vallée plus proche. Sous un orage terrifiant!Finalement arrivés à un alpage le ciel redevient bleu. “on va casser la croute”! Et moi j’ai dit”non, excusez moi mais je continue la descnte, pas d’illusions”! Mes amis m’ont suivi sans discuter.
La situation s’est tout de suite rèpetée: un autre orage qui nous a rincés pour la deuxième fois. Une grange: l’attente, la pluie qui cesse et puis à nouveau à la corse vers Alagna.
Trop de personnes affrontent la montagne sans réfléchir suffisamment. Aujoud’hui c’estr plus facile avec internet et les portables. Mais il faut quand meme savoir comprendre le ciel, les nuages, le vent.
Cher vieux Gian d’la Piana!
Grande nonnu Gian….. quanti bei ricordi. Grazie
Quanti ricordi.. c’era la signora Caterina che preparava la trota pescata nel Sermenza..c’era una bimba torinese che si chiamava Marinetta e sapeva suonare l’arpa ed era mia amica ..la postina che portava la posta in costume del paese… si arrivava a piedi da Balmuccia e qualche paesano ci portava la nostra valigia sulla gerla… sono passati sessanta anni ma io ricordo sempre Rossa con nostalgia.